L’Aleph (J.L. Borges)

TITOLO : L’Aleph AUTORE : Jorge Luis Borges

ANNO : 1949

Piccola nota biografica:

Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo nacque a Buenos Aires, il 24 Agosto 1899. Nel 1914 si trasferì con i genitori, la sorella Norah e la nonna materna – quella paterna li raggiunse in seguito – a Ginevra, dove restò fino al 1918. Il soggiorno svizzero, durante il quale frequentò il Collège Calvin (rue Theodore de Beze, Ginevra, fondato da Giovanni Calvino nel 1559), fu un periodo di intensi studi (tra cui le lingue latina, francese e tedesca) e ampie letture di autori europei. Nel 1918, dopo la morte della nonna materna, si trasferì con la famiglia dapprima a Lugano e, l’anno successivo, a Maiorca.

Il 4 marzo 1921 la famiglia Borges – composta dalla nonna paterna, Frances Haslam, che si era unita a Ginevra nel 1916; i genitori, Leonor Acevedo e Jorge Guillermo Borges e la sorella Norah Borges – si imbarcò nel porto di Barcellona sulla nave (la “Reina Victoria Eugenia”) che li avrebbe riportati a Buenos Aires.

Nel 1938 muore il padre, cieco da anni. Con l’aiuto del poeta Francisco Luis Bernárdez, Jorge Luis 1938 ottenne un posto di aiuto catalogatore alla biblioteca municipale Miguel Cané nel quartiere di Boedo. In questa biblioteca poco frequentata poté continuare la sua attività, cioè a passare i giorni fra i libri, leggendo e scrivendo. La vigilia di Natale dello stesso anno, in seguito a una ferita alla testa, dovuta a un banale trauma in casa, va in setticemia e rischia la vita.

Nel 1946 Juan Domingo Perón venne eletto presidente, sconfiggendo così la Unión Democrática. Borges, che aveva appoggiato quest’ultima, manifestò la sua avversione al nuovo governo, tanto che fu costretto ad abbandonare la sua posizione di bibliotecario.

In seguito alla Revolución Libertadora che depose Perón, Borges fu nominato direttore della Biblioteca Nazionale Argentina, incarico che ricoprì dal 1955 fino alle sue dimissioni del 1973, dovute al ritorno al potere proprio di Perón. Lo stesso anno fu eletto membro dell’Accademia argentina delle Lettere.

Nel 1956 divenne professore di letteratura inglese all’Università di Buenos Aires e presidente dell’Associazione degli Scrittori argentini. In questo periodo egli fu molto criticato per la sua adesione al nuovo governo, soprattutto da Ezequiel Martínez Estrada e da Ernesto Sabato. Con quest’ultimo le diatribe proseguirono fino al 1975.[4]

Dagli anni ’40, la malattia agli occhi ereditata dal padre, unita alla forte miopia di cui già soffriva, peggiorò rapidamente e gli provocò una progressiva ipovisione, e Borges divenne completamente cieco alla fine degli anni ’60. Questo non rallentò tuttavia la sua creatività letteraria e il suo ritmo di lavoro.

Morì il 14 giugno 1986, a 86 anni, nella città di Ginevra (Svizzera), dove periodicamente si recava per curarsi agli occhi, in seguito a un cancro al fegato.[4]
Come da lui disposto, i suoi resti riposano al cimitero di Plainpalais (nella parte sud di Ginevra) sotto una lapide grezza di color bianco. Sulla parte superiore si legge semplicemente “Jorge Luis Borges”; più in basso è scritta in inglese antico la frase “And ne forhtedon na” (Giammai con timore), proveniente dal poema epico del X secolo La battaglia di Maldon, insieme a un’incisione circolare raffigurante sette guerrieri che, impugnati gli scudi e sfoderate le spade, si gettano in combattimento e quindi verso la morte.

 

 

 

Jorge Luis Borges è stato eletto a maestro ispiratore dagli autori che si sono identificati, con orientamenti diversi , nell’orizzone del post-moderno: tra questi si annoverano Kafka, Calvino Garcia Marquez e molti altri ancora.

La sua visione del mondo e la sua tecnica di scrittura, fondata sul ricorso ampio e frequente a una vastissima erudizione, ha ispirato sicuramente molti scrittori della ripresa e del riuso di testi che, smontati e ricomposti in collage, danno vita apagine in cui sono combinati brandelli dell’intera storia letteraria.

L’opera di Borges è un esempio mirabile della reversibilità del tempo letterario, percorsa com’è da un’infinità di reminescenze, influssi, citazioni, desunti dall’universale storia della letteratura, con un gusto ironico per le contraffazioni e le falsificazioni.

Borges maturò ben presto la consapevolezza dell’impossibilità di arrivare a una qualche certezza assoluta, e si convinse della mobilità del tempo, dell’impossibilità di renderlo sincronico per tutti gli esseri.

Un’immagine ricorrente, quasi ossessiva, che si lega ai temi della letteratura e del tempo è, inevitabilmente quella del libro: libri rari e sconosciuti, libri inventati, manoscritti in lingue incomprensibili etc…

Strettamente correlato con l’emblema del libro è quello del labirinto, divenuto una sorta di cifra di riconoscimento del mondo letterario di Borges. Moltissimi racconti hanno questo come tema principale, con rispecchiamenti, raddopiiamenti che coinvolgono i personaggi, i luoghi e le situazioni. Lo stesso Calvino riconescerà in Borges e nella sua letteratura una delle cause per la sua “ossessione” per i labirinti.

 

La raccolta di racconti che prende il nome di “L’Aleph” , dal nome dell’ultimo della raccolta, abbraccia in toto le tematiche sopra esposte: in particolar modo il labirinto , presente nella maggior parte dei racconti.

I racconti sono mediamente brevi ad eccezione del primo “L’immortale”, la cui analisi richiederebbe più tempo e spazio di quanto possiamo dedicare in questa sede.

Meritevole di speciale menzione, a mio parere, è il racconto “La casa di Asterione” il cui finale non può lasciare indifferenti.

Capolavoro

Voto 10-

S.